Sul confine (segnalati)
2007
...Immaginiamoci sul confine. Un estremo avamposto della nostra grande casa… come se, oltre i muri, al di là della porta di questo civile avamposto... si stendesse una landa deserta, ostile, laghi immensi, montagne che non finiscono mai, che nessuno, sembra avere ancora percorso.
Possiamo immaginarci di stare sul confine; ma quale è la realtà?...
Noi siamo davvero sul confine, a cavallo tra il dentro e il fuori, e ci dibattiamo... il filosofo direbbe che siamo a cavallo delle nostre stesse parole, il dentro e il fuori... oppure, altro, alterità, le quali ci fanno oscillare.
Cerchiamo di approssimarci ad esse (bisogna pur vivere!)... cioè tentiamo di addomesticarle, ma ogni volta esse scavano una distanza da noi e al loro stesso interno...
Per me, oggi il bivio del pensiero è proprio questo... .
Possiamo dedicarci all’arte (ARTE) dell’addomesticare, per costruire una prossimità illusoria, ma accogliente... . Oppure possiamo arrischiare un viaggio nel paradosso, affrontare quell’esperienza della distanza da noi stessi che sembra lambire il territorio della follia...
Nella pratica di ogni giorno comunque, non facciamo altro che addomesticare l’altro... .
Verosimilmente noi crediamo di vivere, e di fatto viviamo, non in una sperduta periferia, ma al centro del cosiddetto impero...
Siamo confinati, blindati, chiusi (ogni giorno di più... così sembra) in uno strano involucro che (qualcuno chiama) serra...
Gli spazi e i luoghi si sono contratti quasi fino a sparire.
Abitiamo dei non luoghi... spariscono i luoghi e dunque lo spazio cambia natura... . ...sconfinato, ma in effetti assai ristretto, in cui siamo costretti a muoverci in modo incessante... come turisti a tempo pieno, sempre in movimento, che formicolano nella “serra”.
Siamo turisti per forza!... un agitarsi, al posto di un agire vero e proprio... appunto un vivere ridotto a turismo...
L’individuo è diventato un “se stesso” senza luogo.
In una simile condizione, in cui ciascuno non deve più rispondere di niente a nessuno, e quindi deresponsabilizzato, la parola Politica... (per fare un esempio) (e l’Arte dico io) diventa una parola arcaica, quasi impronunciabile.
Chi la considera ancora viva si colloca ai margini...
Si tratta di mettere insieme “parole logore”, che non parlano più, con una condizione nuova.
Oggi siamo sedati dal nostro godimento “turistico” rassegnati, sgravati dall’affanno... non riusciamo a vivere né dentro, né fuori,... mentre ci illudiamo di stare sempre in un interno...
dentro la serra...! In realtà siamo collocati su sottilissime pareti, e dovremmo riuscire a trasformare queste pareti in una “soglia”... in un luogo di passaggio e di scambio, in un incessante dentro-fuori come luogo del nostro ABITARE... vicino... lontano...
Continueremo certo ad identificare i nostri “nemici” e proiettare su di loro angosce e paure...
E’ un modo di “addomesticare” l’altro che troverà ogni volta un pezzo di realtà su cui appoggiarsi, ma così non riusciremo mai ad avvicinarlo...
Per tentare davvero di farlo, abbiamo solo una via a disposizione, per quanto possa apparirci paradossale... LASCIARE LA PORTA APERTA... .
Pier Aldo Rovatti/2007